martedì 20 ottobre 2015

Villa Albrizzi Franchetti



La SOCIETA' ICONOGRAFICA TRIVIGIANA
con il Patrocinio della Città di Treviso

INVITA

alla serata di proiezioni commentate
A Villa Albrizzi Franchetti,
passeggiando tra i viali di Foscolo e Isabella


A cura di Adriano Favaro e Federico Burbello
In collaborazione con l'Associazione Eventi Artistici di Treviso

Mercoledì 11 Novembre 2015 - ore 20,45

Treviso - Auditorium Stefanini

Costruita lungo il Terraglio all’altezza di San Trovaso di Preganziol tra il 1680 ed il 1700, Villa Albrizzi Franchetti s’impone anche allo sguardo del visitatore più frettoloso. Alla fine del ‘700 la nobile dimora diventò attivo centro di vita culturale grazie ad Isabella Teotochi Albrizzi che vi ospito tanti illustri personaggi e nei cui viali passeggiarono il Foscolo, che proprio qui iniziò a comporre i “Sepolcri”, ma anche il Pindemonte, il Cesarotti, il Canova, l’artista francese Vivant Denon, “padre” del Museo del Louvre, e tanti altri.

Sorta come dimora di campagna della famiglia Albrizzi, mercanti di stoffe veneziani, fu in seguito abbellita e completata da due barchesse il stile palladiano progettate dall’architetto trevigiano Andrea Pagnossin: gli undici ettari di terreno circostante divennero nell’800 un grande parco di stile inglese, ricco di alberi d’alto fusto e rare essenze arboree.

Fu proprio nella splendida cornice di questa villa che la “divina” Isabella Teotochi (1760-1836) tenne aperto uno dei salotti più famosi d’Europa, luogo d’incontro di viaggiatori, avventurieri, eruditi, artisti, scienziati, seduttori di professione, militari di carriera, principi d’Europa. E’ in questa libera accademia mondana, che dominò l’eloquio di una Isabella bellissima, amata, desiderata, apprezzata da molti dei bei nomi della letteratura dell’epoca, dal Foscolo, dal Pindemonte, da Vivant Denon, dal Byron, Chateaubriand, Walter Scott, Canova e dal barone D’Hancarville e tanti altri illustri che in quell’epoca tra illuminismo e romanticismo ebbero la ventura di frequentarla. “Amante per cinque giorni, amica per tutta la vita”: questo il suo motto, come ci riferisce il Foscolo che amò questa straordinaria bellezza greco-veneziana, dalle “ciglia e occhi nerissimi e scintillanti, chiome corvine, guancie che ad ora ad ora mostravano due graziose fossette, e faccia sparsa di pallore soavissimo”, "la Stael veneziana” del Byron , un mito che percorse l’Europa tra la fine del Settecento e il primo Ottocento, che sedusse Venezia e ispirò i poeti d’Europa e della quale ci rimane uno straordinario ritratto della grande pittrice Elisabeth Vigée Le Brun, la ritrattista dei principi delle corti europee.

Trascorsi i tempi degli Albrizzi la proprietà della villa passò di mano e nel 1873 venne venduta dalla contessa Ida Zeno Accurti al barone Raimondo Fianchetti, il più importante esploratore italiano della I.a metà del Novecento. Infine, a seguito di divisioni ereditarie, la villa pervenne a Raimondo Nanuch che nel 1971 la vendette, priva di ogni arredo, alla Provincia di Treviso.

Nel corso della conferenza si parlerà anche dei destini del famoso ciclo di bassorilievi canoviani “La vita di Socrate”: realizzati negli ultimi anni del ‘700, giunti a Villa Albrizzi-Franchetti quando Canova era ancora in vita, finirono poi in circostanze ancora da chiarire nella collezione privata degli Agnelli a Villa Frescot e, ci si augura, ritornino un giorno nella loro collocazione originaria, nella “Perla del Terraglio”.

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